La storia di Menta

Io e Menta ci siamo conosciute ormai parecchi anni fa, per la precisione il 25 aprile 2010. Me lo ricordo come fosse ieri: avevo diciotto anni e all’epoca non conoscevo ancora il mondo degli interventi assistiti dagli animali e, dopo una gara di agility dog mandarono ad una mia amica un sms con la sua foto perchè i precedenti proprietari non potevano tenerla ed era appena stata riportata in canile. Guardando la sua foto rividi l’immagine del cane che da bambina sognavo al mio fianco, con quel muso a macchie e il pelo scompigliato, così convinsi i miei genitori e andammo al canile a compilare il modulo di pre-affido. Era talmente magra e spelacchiata che la prima frase di mia madre fu: “Ma sei proprio sicura?” e a seguire sottovoce “Sembra una iena.”.

Lei ha avuto tanti nomi prima di incontrarmi, ma guardandola il primo che mi venne in mente fu Menta.

L’aspetto sognante di quell’incontro fu presto spezzato: dalla burocrazia delle adozioni per cui ci andò più di un mese per portarla a casa; dai suoi problemi di salute a seguito della sterilizzazione; da un mio ricovero in ospedale che mi tenne per un po’ lontana da casa; ma più di tutto dal fatto che non avevo portato a casa un ingenuo cucciolo svezzato dalla sua mamma, ma un cane quasi adulto con un bagaglio di abbandoni e chissà che traumi di cui non avevo la minima idea.

Il primo giorno in cui Menta entrò nella sua nuova casa si nascose sotto un tavolino del salotto ringhiando furiosamente a me e alla sua nuova compagna a quattro zampe Nala, la mia golden retriever che all’epoca aveva sette anni e per giorni nessuno in casa riuscì a sfiorarla. Ogni volta che una persona, inclusi me o i miei genitori, provava a farle una carezza abbassava la testa quasi fino al pavimento chiudendo gli occhi. Nei mesi a venire io e Nala ci mettemmo parecchio, ma Menta cominciò a farsi mettere il guinzaglio e ad uscire di casa appoggiandosi a lei. Con le persone era tutta un’altra faccenda, arrivai a riempire di prosciutto e parmigiano qualsiasi amico entrasse in casa implorandolo di premiarla appena lei si fosse avvicinata spontaneamente, invece di tremare sotto il suo tavolino. Menta si dimostrò comunque da subito molto intelligente e con grandi capacità di problem solving, per la gioia dei miei genitori ad esempio trovò un’asse allentata dello steccato da tirare e spingere per andare nell’orto a mangiare i pomodori maturi!!!

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Simona con Menta

Poichè praticavo già da un po’ di anni agility dog con Nala, pensai che fosse una buona idea portare anche Menta per farla divertire, ma mi accorsi presto di aver fatto un passo ben più lungo della gamba. Qualsiasi forma di “richiesta” la mandava talmente in ansia che appena le sganciavo il guinzaglio dal collare – ovviamente in campo recintato – cominciava a correre freneticamente in cerchio e più la chiamavo più si allontanava, non ho mai avuto il coraggio di tenere il conto delle ore passate ad aspettare che si riavvicinasse. Ad un certo punto il senso di impotenza era così forte che avevo paura di non essere la persona giusta per lei e ho chiesto aiuto al campo di addestramento. Anche in quel caso non ho tenuto  conto delle ore passate a chiedere consigli…

Nella mia totale ingenuità non avevo capito che avrei potuto proporre a Menta qualsiasi cosa volessi, ma il problema era la fiducia, quella fiducia che non riponeva più in nessun essere umano e che io dovevo guadagnarmi. Oggi mi rendo conto che quello è il momento in cui ho cominciato a crescere come “cinofila”, dove ho capito che essere responsabili di un essere vivente è ben altra cosa rispetto ad “avere un cane”.

Un’altra parte della nostra infanzia se n’è andata quando, per via di una patologia grave, Nala ci lasciò.

Arriviamo al fatidico dunque: al termine del mio percorso universitario in Educazione Professionale mi sono iscritta ad un corso per diventare Tecnico di Pet Therapy, entusiasta del fatto che fosse l’anello di congiunzione tra il mio percorso di studi e la mia passione per la cinofilia. Menta in quel momento aveva quattro anni, buona salute, un folto pelo e tre anni di vita al mio fianco e non mi ero resa conto di quanta strada avessimo fatto insieme fino a quel momento: non solo ricevevo complimenti su quanto fosse educata, ma anche su quanto fosse affettuosa. Nessuno dei miei compagni di corso l’aveva conosciuta tre anni prima, nessuno aveva pregiudizi per cui avvicinarsi in modo diffidente aspettandosi un ringhio e lei ricambiava scodinzolando e appoggiandosi serenamente con la schiena sulle ginocchia di chi la accarezzava. Vissi la mia personale epifania un giorno ben preciso, il primo intervento con Menta. Avevamo quasi raggiunto il termine del corso e Cloe, il cane di Ylenia e Claudio, subì un’operazione cosi mi chiesero se Menta in quell’occasione poteva sostituirla. Non solo Menta seguì i comandi del ragazzo sulla carrozzina a motore, aspettandolo ogni volta alla fine di un ostacolo prima di passare al successivo, ma alla fine quando lui le lanciò la pallina lei gliela riportò lasciandola a terra; il ragazzo non riusciva a prenderla, ma prima che io allungassi la mano Menta riprese la pallina, si appoggiò con le zampe alle pedaline della carrozzina e gliela mise in grembo. Non glielo avevo insegnato, come in quattro anni non ero mai riuscita a farmi lasciare una pallina in mano invece che sui piedi. In quel momento però Menta mi ha dimostrato non solo una volta di più la sua grande intelligenza, ma anche la sua empatia e la consapevolezza che porta nelle sua azioni. Da lì in poi la Pet therapy non è stata solo un modo per portare del benessere, ma anche uno spazio dove viverlo noi stesse in naturale sintonia. L’intesa che si è creata tra noi due non saprei come descriverla, sovente non ho bisogno di parlarle, ma so che è il frutto di anni di conoscenza reciproca, impegno, sicuramente errori e anche di successi e gioie. So con certezza che Menta ha sempre pesato come, quando e cosa fare con me e con le altre persone non accettando mai “ordini” senza prima valutarli. La fiducia spontanea che gli utenti degli interventi assistiti hanno riposto in lei ha aumentato in modo naturale il suo piacere nel parteciparvi, e il mio, nel sentirla libera di esprimersi e consapevole che c’ero io al suo fianco a mediare le interazioni e per tutelarla se ne avesse avuto bisogno.

 

Oggi Menta sta per compiere nove anni ed è la giusta e severa matrona di un vivace branco composto dai due pastori australiani Ace, la piccola Brie ed il gatto Alderaan.

Continuiamo condividere le nostre vite lavorando insieme, ma soprattutto con lunghe sessioni di coccole quotidiane.

Simona Capello – Coadiutore del cane